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Indagine sulla vibuthi - 1 parte

a cura del Prof. Mauro Prencipe - mauro.prencipe@unito.it
Dipartimento Scienze Mineralogiche e Petrologiche - Università di Torino
Membro del Consiglio Direttivo del CICAP - Gruppo Piemonte e Direttore scientifico della rivista "La Voce Scettica"

Data: 27 gennaio 2005


Satya Sai Baba è probabilmente il più noto tra i personaggi spesso indicati con l'appellativo di Guru o Santoni; la sua notorietà è dovuta a una miscela di elementi comuni a molti di loro, quali presunte abilità taumaturgiche, la possibilità di materializzare oggetti e una serie di altri fenomeni più o meno spettacolari, molto apprezzati dai loro seguaci. Nel caso di Sai Baba questa miscela è particolarmente ben riuscita, visto il seguito che il Guru è riuscito a ottenere in tutto il Mondo.

Tra le tante performance del Santone, una di particolare rilievo è la materializzazione della Vibuthi, detta anche Cenere Sacra, che Sai Baba produce in grandi quantità per i suoi fedeli. La Vibuthi si presenta in effetti come una polvere di colore grigio che ricorda la cenere; ad essa si attribuiscono proprietà che sarebbe riduttivo definire miracolistiche, in particolare per gli effetti benefici sulla salute che deriverebbero dal suo uso.

Si tratta forse di una qualche sostanza sconosciuta dotata di caratteristiche ignote?

Per rispondere a questa domanda, vale senz'altro la pena dare un'occhiata approfondita alla Cenere Sacra, con gli strumenti che la Scienza ci mette a disposizione: potremmo forse trovarci di fronte a proprietà sorprendenti!


Da un'osservazione preliminare in microscopia ottica è emerso che la Vibuthi non è una sostanza semplice ma è di tipo composito, essendo costituita da una miscela di granuli incolori (e trasparenti) e da granuli bianchi, accompagnati da particelle di colore scuro che, nell'insieme, conferiscono la colorazione grigia alla polvere.

La morfologia dei granuli, le proprietà ottiche esibite in luce polarizzata e la tipologia delle numerose fratture osservate, suggeriscono fortemente una natura cristallina del materiale, il che ha guidato nella scelta di più raffinati metodi d'indagine, particolarmente adatti per analisi di materiali cristallini (che, guarda un po', in Natura costituiscono la gran parte di tutta la materia solida esistente).

Vediamo ora i dettagli delle singole tecniche analitiche impiegate: la diffrattometria a raggi X, la microscopia elettronica e l'analisi chimica in microsonda.

Diffrattometria a raggi X

Un certo quantitativo di sostanza, pari a pochi milligrammi, è stato sottoposto ad analisi mediante diffrattometria a raggi X, su polveri.  Le righe in colore nello spettro risultante (vedi figura) indicano, in posizione e intensità relativa, i picchi di diffrazione caratteristici di tre fasi cristalline, così come contenuti in appositi data base. Si è in tal modo constatata la presenza di quarzo, albite (plagioclasio) e microclino (K-feldspato).

L'elevato fondo nella regione a basso angolo dello spettro (20-25°) mostra pure la presenza di una certa quantità di materiale amorfo (non cristallino) o, comunque, mal cristallizzato.

 

 

 

 

 

 

 

In Natura, l'associazione dei tre minerali citati (gli ultimi due appartengono alla famiglia dei feldspati) è comune a moltissimi tipi di rocce come, ad esempio, i graniti.

Microscopia elettronica

Alcuni granuli della Vibuthi sono stati osservati al microscopio elettronico in trasmissione (Philips, modello CM12, operante a 120 KV). 

Il microscopio ha confermato la presenza delle fasi minerali già osservate ai raggi X; ha inoltre permesso di ottenere nuove informazioni riguardo la loro origine e di identificare la presenza di altri minerali minoritari, in concentrazione troppo bassa per l'osservazione ai raggi X.

Le indagini in microscopia sono state concentrate in particolare sui feldspati (plagioclasio e microclino). Il quarzo non presentava invece caratteristiche di particolare interesse, che richiedessero ulteriori analisi oltre a quella diffrattometrica.

L'immagine a sinistra mostra la   figura di diffrazione elettronica  di un granulo di K-feldspato (microclino), orientato secondo l'asse di zona [102]: la forma a croce degli spot di diffrazione è prodotta dal particolare tipo di geminazione caratteristica del minerale cristallizzato, in Natura, da un magma ad alta temperatura e raffreddato molto lentamente (milioni di anni) in seno a un corpo roccioso di tipo intrusivo.

 

 

 

 

 

 

La foto a fianco è una stampa in positivo di una diffrazione prodotta dal K-feldspato, orientato secondo un diverso asse di zona. la forma a croce degli spot diffratti è qui particolarmente ben visibile. Lo spot più grande, al centro della foto, è l'immagine del fascio diretto.

 

 

 

 


 

 

La fotografia seguente è un'immagine in campo scuro del K-feldspato e, precisamente, della zona che ha prodotto la diffrazione della foto precedente. La foto mostra  un'area di  circa 2 decimilionesimi di millimetro quadrato (380000 ingrandimenti) ove sono visibili due serie di lamelle, approssimativamente ortogonali, che costituiscono gli individui geminati.

 

 

 

 

 

 



 

 

 

Ma, non è tutto! La strana somiglianza della Vibuthi con materiali molto comuni, e di origine assolutamente naturale, emerge pure in altre caratteristiche...